Arte paleocristiana

Il Cristianesimo si diffuse fin da subito dopo la morte di Gesù. Entro la fine del I secolo d.C. i Cristiani a Roma erano molti ed all’inizio erano anche abbastanza tollerati. Cominciarono a non essere più graditi quando furono evidenti questi due punti fondamentali della loro religione:

a) il Cristianesimo era una religione monoteista e quindi molto diversa rispetto alla religione dei Romani, dei Greci e degli Egiziani;

b) per i Cristiani l’imperatore era un uomo come gli altri e non una divinità.

La conseguenza di ciò fu che i Cristiani vennero visti come dei ribelli che non si sottomettevano alla volontà dell’imperatore, e dunque dovettero cominciare a nascondersi per poter continuare ad esercitare il proprio culto. I Cristiani avevano un grande rispetto per i morti, che non venivano bruciati come in altre civiltà, ma seppelliti in luoghi definiti “catacombe”, che in greco vuol dire “presso le grotte”, cavità scavate nella roccia e profonde anche 30 metri. Qui veniva celebrata anche la messa ed il battesimo, proprio perchè non potevano farlo alla luce del sole.

I simboli paleocristiani

Non avendo ancora il culto delle immagini, i cristiani si affidavano ad una ricca simbologia, che a volte serviva anche a riconoscersi fra loro. Alcuni di questi simboli vengono usati ancora oggi. Essi sono: il pastore con la pecora sulle spalle che rappresenta Gesù che salva le anime, come vediamo nell’immagine a sinistra; il pesce, che rappresenta sempre Cristo; la parola greca “iktùs”, che significa appunto “pesce”, è un acrostico ed indica “Iesus Kristos Theou Uios Soter” che vuol dire “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”. Spesso i cristiani raffiguravano un pesce sopra la porta di casa per riconoscersi fra loro. A volte il pesce è affiancato dal pane, altro simbolo indicante Gesù, come nel mosaico a destra, oppure ricordo del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Altre immagini apparentemente innocue ed insignificanti ricorrono spesso in pitture, mosaici e sarcofagi: l’àncora, simbolo di salvezza dell’anima che ha raggiunto il porto sicuro, come vediamo nell’immagine a sinistra oppure la fenice, che vediamo nell’immagine a destra; era un antico animale mitologico, tratto dalla mitologia egiziana, che brucia e poi risorge dalle proprie ceneri, simbolo appunto della resurrezione dalla morte; un altro simbolo molto usato è il pavone, simbolo dell’immortalità dell’anima: il pavone infatti perde le penne in autunno per vederle ricrescere più folte in primavera; un’altra storia pagana racconta poi che le carni del pavone sono incorruttibili. Vediamo il pavone nell’immagine a sinistra, affiancato da una vite con tralci ed uva, altro simbolo molto spesso usato nelle decorazioni musive: la vite ed i tralci rimandano alle parole di Gesù “Io sono la vite e voi i tralci”. Un altro simbolo usato spesso è quello della colomba con il ramoscello d’ulivo nel becco, che vediamo nell’immagine a destra e che diventa simbolo dell’anima nella pace divina. A fianco alla colomba, nella stessa immagine, vediamo il famoso monogramma di Cristo, definito “Chi Ro”, perchè è formato dalle due lettere iniziali del nome greco “Cristòs”, e che simboleggia appunto Gesù. Un altro modo di rappresentare Gesù è quello di raffigurarlo attraverso la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, come egli stesso diceva “io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine”; vediamo questo simbolo nell’immagine a sinistra, insieme al Chi Ro. Simbolo del sacrificio di Gesù è anche l’agnello, nell’immagine a destra. Il simbolo che poi viene usato più di tutti, anche nei periodi successivi, diventa ovviamente la croce, che verrà usata anche per la realizzazione delle costruzioni cristiane, quando il cristianesimo non sarà più proibito.

Possiamo trovare un elenco di questi simboli usati dai primi Cristiani in questo breve filmato:

I simboli paleocristiani

architettura paleocristianA

Non stiamo qui a ricordare le persecuzioni che subirono i primi Cristiani ad opera di alcuni imperatori romani. Tutto cambiò con l’imperatore Costantino, che nel 313 d. C. emanò l’editto di Milano, che consentiva ai Cristiani di professare liberamente la propria religione. Lo stesso Costantino probabilmente si fece battezzare in punto di morte. I Cristiani allora potettero cercare dei luoghi più adatti per celebrare la messa. Individuarono questo luogo nella “basilica” romana. La basilica era in origine un edificio che si trovava nel foro e che serviva come luogo di riunione, di mercato, per esercitare la giustizia eccetera. Era un luogo destinato ad ospitare molte persone, che aveva una pianta rettangolare con una o due absidi semicircolari o rettangolari sul lato corto o su quello maggiore. All’interno era divisa in tre o cinque navate, separate da colonne.

I Cristiani pensarono che la basilica potesse essere un edificio adatto alla celebrazione del loro culto. Pertanto, una delle caratteristiche dell’arte paleocristiana è che vengono utilizzati edifici propri della civiltà romana a cui sono state cambiate le destinazioni d’uso. Vediamo una rappresentazione in 3D della basilica paleocristiana con tutte le parti che la caratterizzano:

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scultura paleocristianA

Molti romani si convertirono al Cristianesimo ed i laboratori e le botteghe artigiane romane cominciarono a produrre, dal IV secolo dopo Cristo, una serie di sarcofagi che si ispiravano, nella decorazione, ai primitivi simboli cristiani, ma prendendo come modelli i sarcofagi della tradizione pagana. Se il defunto era di famiglia nobile o benestante, la sepoltura era ovviamente più ricca ed elaborata di quelle semplici viste nelle catacombe.

Un esempio, forse il più significativo di questa produzione, è il sarcofago di Giunio Basso, un console romano che morì a Roma nel 359 dopo Cristo, pochi anni dopo l’Editto di Milano. Probabilmente il sarcofago fu eseguito intorno a quella data o qualche anno prima. Il sarcofago è in marmo e si trova oggi nelle Grotte Vaticane. Il console aveva scelto per il suo sarcofago una serie di temi presi dal Vecchio e dal Nuovo Testamento, già visti nelle catacombe romane ma più raffinati dal punto di vista stilistico. Diversamente dai sarcofagi sia romani che cristiani del III secolo d.C., che si sviluppavano in un unico registro, questo sarcofago è realizzato in due registri separati; ognuno dei registri è scandito da edicole ben ripartite geometricamente e separate da colonnine tortili che si alternano con altre istoriate con motivi che ricordano vite e tralci, uno dei simboli del cristianesimo, come vediamo nell’immagine a destra. Nel registro superiore le edicole sono architravate, mentre nel registro inferiore sono coperte alternativamente da un arco e da un tetto a due spioventi. La raffigurazione delle dieci scene è molto particolareggiata e le scene rappresentano, nel registro superiore, a partire da sinistra: 1) il sacrificio di Isacco; 2) l’arresto di san Pietro; 3) Cristo in trono tra Pietro e Paolo; 4) Cristo condotto davanti a Pilato; 5) Pilato che si lava le mani. Nel registro inferiore invece, sempre a partire da sinistra, abbiamo la raffigurazione di: 1) Giobbe nel letamaio; 2) Adamo ed Eva con il serpente; 3) Cristo che entra a Gerusalemme; 4) Daniele tra i leoni; 5) san Paolo condotto al martirio. Le due scene centrali, pur essendo stilisticamente e geometricamente uguali alle altre, sono le più importanti, perchè rappresentano il trionfo di Cristo sulla terra (nel registro in basso) e in cielo (nel registro superiore) Anche i lati corti del sarcofago sono divisi in due registri, raffiguranti putti impegnati in attività legate alle stagioni, come vediamo nell’immagine a sinistra, mentre sul coperchio, purtroppo non arrivato integro fino a noi, si deduce che dovevano esservi state raffigurate scene della vita di Giunio Basso