Arte micenea

A differenza dei Cretesi, popolo pacifico dedito all’arte e all’agricoltura, i Micenei erano un popolo guerriero e per questo la loro città, Micene, era cinta da grosse mura. 

Datazione

Possiamo distinguere tre periodi relativi all’arte micenea:

1) Miceneo antico: va dal 1600 a.C. al 1500 a.C. circa;

2) Miceneo medio: va dal 1500 a.C. al 1400 a.C. circa;

3) Miceneo tardo: va dal 1400 a.C. al 1100 a.C. circa.

Successivamente i Micenei vennero conquistati dai Dori, e quindi la civiltà micenea si fuse con quella greca in ascesa.

Miceneo antico

Nonostante i Micenei avessero conquistato i Cretesi, l’influsso di questa mirabile cultura si fece molto sentire sui conquistatori, pertanto nel primo periodo (Miceneo antico) la produzione artistica minoica e quella micenea si fondono assieme. Di chiaro influsso minoico è infatti la celebre Tazza di Vafiò. Risalente al 1600-1500 a.C., misura 8 cm di altezza per 10,5 cm di diametro ed oggi si trova nel Museo archeologico di Atene. E’ in oro lavorato a sbalzo e raffigura scene di cattura e addomesticamento di tori, animale sacro a Creta. Si vedono infatti due uomini ed un toro: l’animale carica i due uomini, uno dei quali cade mentre l’altro viene infilzato dalle corna. La rielaborazione micenea però mostra un maggiore realismo rispetto alle raffigurazioni cretesi, come si nota nella linea tesa e slanciata che serve a riprodurre la corsa del toro o nelle contorsioni dell’animale colto nel momento della cattura.

Sempre a questo periodo appartiene uno dei ritrovamenti più importanti fatti da Heinrich Schliemann nel 1879, lo scopritore di Micene che aveva già scoperto Troia nel 1871: la cosiddetta “maschera di Agamennone“. L’archeologo trovò alla base dell’acropoli di Micene delle tombe con molti gioielli e credette di aver trovato il tesoro di Atreo, capostipite della famiglia e padre di Agamennone, che era andato a combattere nella guerra di Troia a fianco al fratello Menelao, re di Sparta e marito di Elena, la bellissima donna rapita da Paride, principe figlio del re di Troia. Questa maschera funebre non risale però all’età di Agamennone, ma è più antica. E’ realizzata con oro lavorato a sbalzo e modellata sui veri lineamenti del defunto. Di pregevole fattura, è raffinata e i tratti del volto emergono precisi, cosa che ha fatto dubitare, anche recentemente, dell’autenticità. La maschera si trova oggi al Museo Archeologico nazionale di Atene e misura cm 20,5 di altezza. Vediamo un breve filmato su questo manufatto:

Miceneo Medio

Al secondo periodo invece risalgono le cosiddette “tombe a tholos“, che mostrano l’alta capacità costruttiva dei Micenei. La più famosa è quella detta “Tomba del tesoro di Atreo” oppure “Tomba di Agamennone” che vediamo a fianco in pianta e sezione. Schliemann la chiamò così perchè vi fu trovato un ricco corredo funebre all’interno, ed essendo al di fuori delle mura della città pensava che potesse appartenere ad un re. Le tombe a tholos erano tombe scavate nella collina. Esse erano precedute da un lungo corridoio, detto “dromos” , che nella tomba del tesoro di Atreo è lungo 36 metri e largo 6. Le pareti di contenimento sono realizzate con blocchi lapidei disposti orizzontalmente a file e crescono man mano che ci si avvicina alla tholos vera e propria. La porta della tholos, oggi non più decorata come era in origine, presenta un triangolo di scarico con un architrave monolitico di 120 tonnellate sotto; tale triangolo permette al peso della collina soprastante di scaricare ai lati, cosicchè l’architrave regge solo il suo peso. Varcata la soglia, si entra nella tholos vera e propria, che è una sala circolare, larga 14,50 metri e alta 13,20 metri. Questa sala era destinata al ricco corredo funerario, mentre la sala della sepoltura vera e propria è molto più piccola e si trova in un lato. La copertura della tholos è un capolavoro di ingegneria: è una pseudo-cupola (finta cupola), che si autoregge per gravità: sono i suoi elementi, detti “conci”, che ne assicurano la stabilità, poichè sono posizionati orizzontalmente in modo che ogni anello sottostante è più grande di quello di sopra, che sporge anche leggermente rispetto a quello di sotto. Il diametro diminuisce man mano che si sale con gli anelli, finchè il cerchio non si chiude. I conci venivano poi scalpellati per fare una superficie perfettamente liscia. Possiamo vedere un video esplicativo qui:

Miceneo Tardo

Al terzo periodo risale la conquista da parte dei Dori della città di Micene e la caratteristica principale sono le cosiddette Mura ciclopiche che circondavano la cittadella fortificata. Esse vennero dette “ciclopiche” perchè sono enormi, di circa 6 metri di spessore, e si riteneva che solo i Ciclopi, i mitici giganti, potessero averle costruite. Per entrare nella città si passa sotto la “Porta dei Leoni“. Essa è alta 3,20 metri e larga 3. Si compone molto semplicemente di un sistema trilitico, due piedritti verticali e l’architrave orizzontale, sovrastato dal solito triangolo di scarico, che  presenta un rilievo che dà il nome alla porta. Esso infatti presenta due leonesse rampanti affrontate divise da una colonnina, sul cui basamento esse poggiano le zampe anteriori. La colonna è di tipo minoico, perchè è rastremata verso il basso. Vediamo un breve filmato sull’acropoli di Micene: