Arte bizantina

L’imperatore Costantino, deluso che i senatori romani rimanessero legati ancora alle vecchie divinità pagane invece di abbracciare il Cristianesimo, decise di trasferire la capitale dell’Impero romano da Roma a Bisanzio, una città che si trovava in una posizione favorevole per gli scambi commerciali, nell’attuale Turchia. Egli decise di ingrandirla e di trasformarne il nome in Costantinopoli, che vuol dire “Città di Costantino”, e lì si trasferì, suddividendo l’intero impero romano in varie province, affidate ai suoi discendenti. Nel 395 d.C. l’impero venne diviso in due parti: Impero romano d’Oriente e Impero romano d’Occidente, con due capitali, Costantinopoli e Roma. L’impero romano d’Oriente aveva una cultura prevalentemente greca, mentre quello d’Occidente latina.

Nonostante la distanza da Roma, gli abitanti dell’impero romano d’Oriente si sentivano dei romani a tutti gli effetti, e così essi stessi si chiamavano. La parola “bizantino”, che si riferisce a tutto ciò che faceva capo a Bisanzio, cioè a Costantinopoli, fu introdotta soltanto nel Settecento.

Mentre Costantinopoli rimase la capitale dell’impero romano d’Oriente, col passare del tempo Roma perse il titolo di capitale dell’impero romano d’Occidente in favore prima di Milano e poi di Ravenna, che si trovava geograficamente in una situazione più favorevole.

Per questo l’arte bizantina in Italia viene identificata con l’arte ravennate, perchè essa risente dell’influenza della cultura proveniente da Bisanzio, con la quale aveva contatti tramite l’Adriatico. A questa bisogna aggiungere anche l’influenza dell’arte paleocristiana romana. Possiamo individuare tre periodi in cui inserire le varie manifestazioni artistiche dell’arte ravennate:

  • Periodo imperiale: dal 402 al 476;
  • Periodo ostrogotico: dal 476 al 540;
  • Periodo giustinianeo: dal 540 al 565.

Quale capitale la città si arricchì di chiese e opere d’arte, come possiamo vedere nei video qui sotto:

I monumenti di Ravenna

Analizziamo adesso uno per uno i tre periodi.

Periodo imperiale

Il periodo imperiale durò dal 402, quando Ravenna fu eletta capitale grazie all’imperatore Onorio, fino al 476, quando avvenne la dissoluzione dell’impero romano d’Occidente. In questo periodo il monumento più importante ad essere costruito fu il Mausoleo di Galla Placidia, figlia di Teodosio I. All’esterno tale costruzione si presenta molto semplice ed essenziale, in laterizio, materiale molto leggero e particolarmente adatto alla natura paludosa del luogo. L’esterno spoglio è una caratteristica degli edifici ravennati, perchè essi dovevano assomigliare ad un corpo umano: all’esterno puro e semplice, ma avente all’interno un’anima ricca. Ed effettivamente è così per questo monumento. Esso è a pianta quasi a croce greca, con il braccio corrispondente all’ingresso leggermente più allungato rispetto agli altri. L’interno è completamente ricoperto di mosaici, a partire dalla volta, raffigurante un cielo stellato, simbolo del paradiso, nascosta alla vista esterna da una copertura cubica detta “tiburio”. Il programma iconografico del mausoleo è molto ricco e legato al tema della salvezza dopo la morte, giusta caratteristica di un mausoleo. La salvezza appare spesso nei simboli delle colombe e cervi che si abbeverano e molto significativo è l’episodio che raffigura Gesù come buon pastore. La tecnica è raffinata e grande attenzione è dedicata all’accostamento delle piccole tessere del mosaico, per realizzare al meglio le sfumature. Tre sarcofagi sono presenti all’interno. Quello di fronte all’ingresso dovrebbe essere quello di Galla Placidia. Secondo la tradizione, la principessa si trovava all’interno seduta su un trono di legno e visibile all’esterno attraverso un foro. Nel 1577 alcuni giovani gettarono una candela nel foro che bruciò il corpo della principessa ed il trono. In realtà Galla Placidia probabilmente non è mai stata seppellita nel mausoleo a lei dedicato perchè fu inumata a Roma nel Mausoleo di Onorio, dove già aveva fatto spostare le spoglie del figlio. Il corpo che si trovava all’interno del sarcofago a lei destinato dunque doveva essere di qualcun altro, come successe spesso in quei tempi con la falsificazione delle reliquie. Gli altri due sarcofagi appartengono, quello a sinistra, al suo secondo marito Costanzo, mentre quello di destra a suo figlio Valentiniano o al fratello Onorio. Vediamo qui sotto un video illustrativo:

Periodo OSTROGOTICO

Il periodo ostrogotico durò dal 476, quando avvenne la dissoluzione dell’impero romano d’Occidente, fino al 540, quando salì al trono definitivamente Giustiniano, dopo la vittoria nella guerra gotico-bizantina. In questo periodo Teodorico risiedette a Ravenna. Essendo di religione “ariana”, un culto molto diffuso fra gli Ostrogoti, egli volle dotare la città di edifici adatti al culto ariano, poco lontano da quelli già esistenti e di fede cristiana ortodossa. Egli cercò inoltre di rafforzare i legami culturali con Costantinopoli, anche per ciò che riguardava l’arte. Oltre al suo mausoleo, al suo palazzo reale ed al Battistero degli Ariani, Teodorico fece costruire quello che è il monumento più rappresentativo del periodo, cioè la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, a partire dal 505. La chiesa doveva essere una cappella palatina, perchè si trovava nei pressi di alcuni resti architettonici che sembrano rimandare al palazzo di Teodorico. La basilica, dedicata in origine al Salvatore e fatta per il culto ariano, fu poi convertita in chiesa cattolica quando vi furono trasportate le spoglie del vescovo Agnello, nel periodo giustinianeo. Come si nota dall’immagine a fianco, la chiesa è a tre navate, con abside semicircolare. Le colonne che separano le tre navate provenivano da Costantinopoli, e sono dotate di “pulvino”, cioè un elemento a forma di tronco di piramide capovolto che si posizionava sopra il capitello e al di sotto dell’arco. La basilica è priva di quadriportico e presenta il solo “nartece”, prima dell’ingresso, zona che nel periodo bizantino veniva chiamata “ardica”. Il programma iconografico delle decorazioni a mosaico è molto ricco, posizionato nella navata centrale al di sopra della serie di archi a tutto sesto e si suddivide in tre registri. La decorazione attuale è però frutto del rifacimento operato quando la basilica fu trasformata per il culto cattolico. Nel registro superiore sono rappresentate scene relative al Nuovo Testamento, mentre nel registro inferiore in origine vi erano raffigurate due processioni di dignitari della corte di Teodorico che si dirigevano verso la zona absidale: a sinistra, essi partivano dal porto di Classe, raffigurato nell’immagine a destra e si dirigevano verso la Madonna in trono, mentre a destra, essi partivano dal palazzo imperiale di Teodorico, raffigurato nell’immagine a sinistra e si dirigevano verso Gesù in trono. Le due processioni di dignitari vennero sostituite nel 570 al lato sinistro con una Processione di sante vergini offerenti, guidata dai Re Magi, come nell’immagine a sinistra, mentre al lato destro con una Processione di santi martiri guidata da san Martino, come nell’immagine a destra. Le caratteristiche che vengono evidenziate da questo ciclo di mosaici fanno vedere una certa ripetitività dei gesti, la preziosità degli abiti, la bidimensionalità delle figure, sempre frontali e mancanti di volume, la fissità degli sguardi, la quasi totale prevalenza dello sfondo dorato, gli elementi naturali inseriti a scopo ornamentale e una mancanza di piano d’appoggio per le figure, che sembrano sospese e fluttuanti nell’aria.

Periodo GIUSTINIANEO

Il periodo giustinianeo durò dal 540, quando salì definitivamente al trono Giustiniano, fino al 565, quando Ravenna smise di essere capitale dell’impero perchè l’Italia era diventata una semplice provincia dopo la riunificazione dell’impero. Il monumento simbolo di quest’epoca, che a Ravenna coincise anche con il ritorno al culto cattolico, fu la Basilica di San Vitale, fondata nel 532 e consacrata dal vescovo Massimiano nel 547. La chiesa risente molto dell’influenza della costruzione della Basilica di Santa Sofia a Costantinopoli, che aveva fatto da modello per molte chiese. Essa è infatti a pianta centrale, di forma ottagonale. Il numero 8 è simbolico nel Cristianesimo perchè ricorda l’ottavo giorno, quello della resurrezione. L’esterno, come già accaduto per il Mausoleo di Galla Placidia, è in semplici mattoni, con un tiburio che nasconde la cupola. In precedenza vi era un quadriportico, oggi scomparso; infatti vi è solo l’ardica o nartece. La particolarità della chiesa, come si può vedere dalla pianta a fianco, è che il nartece è posizionato su uno spigolo dell’ottagono. La pianta è alquanto complessa, ottenuta tramite la compenetrazione di varie figure geometriche. All’ottagono esterno si aggiunge un altro ottagono interno, i cui lati sono conclusi da esedre. Vi sono due ingressi, uno in asse con il presbiterio. Ai lati dell’abside, che si trova appunto di fronte all’ingresso, vi sono due piccoli ambienti, il diacònicon, che serviva per conservare le suppellettili utili alle cerimonie e le vesti dei sacerdoti, e la pròthesis, che invece era un luogo più sacro e che serviva per la conservazione del pane e del vino consacrati. E’ all’interno che si scopre la magnificenza della chiesa, rappresentata dai suoi mosaici e dalle sue ricche decorazioni. Molto particolari sono anche i capitelli, decorati a traforo con elementi che rimandano ai simboli dell’arte paleocristiana e provenienti probabilmente da Costantinopoli, di cui vediamo qualche esempio nelle figure a lato.

I mosaici più importanti sono rappresentati da due pannelli che si trovano nel presbiterio, che furono eseguiti tra il 546 e il 548, e raffiguranti nel pannello di sinistra l’imperatore Giustiniano e la sua corte e nel pannello di destra la moglie dell’imperatore, la bellissima Teodora con la sua corte. Li possiamo ammirare nelle immagini sottostanti. L’evento raccontato è quello della consacrazione della basilica, dove i due regnanti, raffigurati come divinità, portano il pane (Giustiniano) e il vino (Teodora) consacrati in offerta. Questo fatto in realtà non è mai avvenuto, perchè l’imperatore e la moglie non andarono mai a Ravenna e non furono loro in persona a presenziare alla cerimonia di consacrazione, officiata invece dal vescovo Massimiano, che compare accanto a Giustiniano. Le figure sono tutte frontali, anche se sono in processione, come si intuisce soprattutto nel pannello di Teodora, che va da destra verso sinistra. Il mantello dell’imperatrice è impreziosito dai ricami raffiguranti i re Magi che pure portano doni nel lembo inferiore. Giustiniano invece procede da sinistra a destra, probabilmente perchè i pannelli si trovano ai lati del presbiterio e seguono l’andamento verso l’altare. L’imperatore è preceduto dal vescovo in abiti da cerimonia e da due chierici, uno che sparge incenso e l’altro che regge il Vangelo. Oltre alla frontalità delle due immagini, notiamo anche la preziosità delle vesti e dei colori adoperati, la bidimensionalità, la sacralità delle due figure imperiali, la mancanza di un piano d’appoggio e il fondo dorato. Vediamo una descrizione della basilica e dei due pannelli nel filmato sottostante. 

I mosaici della Basilica di san Vitale